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di Mario Caramel
Luca e Capitan Marco. Legati a filo doppio. Destinati a incrociarsi più volte. Un libro che parte dal mare e nel mare finisce, attraverso tormenti esistenziali e difficoltà contingenti, guidato da una schiarita che se non s'intende come definitiva, perlomeno si considera punto di partenza per una vita felice.
Una scrittura semplice, seppure ricca di spunti di riflessione pregnanti, induce il lettore ad analizzare con occhi diversi la realtà circostante, e a trovare nessi e motivi di elevazione spirituale ovunque. Il narratore racconta una storia da cui in verità si diramano cento storie e cento avvenimenti gravitanti attorno alla figura emblematica di Capitan Marco, vessillo di un relativismo necessario, che si fa sprone per il raggiungimento di obiettivi di vita non effimeri. Un romanzo attuale, che si pone in maniera critica verso il mondo sordido e sterile della politica, delle discriminazioni razziali e della pochezza umana in generale, in favore di ciò che la ricerca di una felicità possibile, scevra di distrazioni e mali evitabili
L'Autore, lungi dal voler porre su un piedistallo la figura del protagonista, lo eleva a uomo nuovo, nuovo nel suo stesso essere antico e sempre coerente, capace di farsi guidare dall'istinto e dalla conoscenza, al di fuori dei meri canoni sociali imposti, e al di fuori della mera fiction letteraria
re di sesso più o meno sincero, l'esperienza di adattamento diviene penosa. Navigatore astronomico avvezzo ai calcoli matematici risolti con carta e penna, ma privo di aspirazioni da scienziato, il protagonista si rifugia nei numeri, quelli piccoli, come ama definirli, che spiegano le cose grandi. Individuerà così la causa principale delle sue difficoltà di adattamento, il poco equilibrio tra il suo essere e il suo fare. Sarà l'analisi della filosofia dei numeri in chiave pitagorica a fargli capire qual è la giusta proporzione, così evidente in mare e in natura, ma sconvolta nella vita di città.